In molte persone con ADHD, la semplice idea di un piccolo rifiuto, come un commento critico, un’esclusione sociale, una battuta mal interpretata, può scatenare un dolore emotivo così intenso da sembrare fisico. Questa condizione è nota come Rejection Sensitive Dysphoria (RSD) e si caratterizza per reazioni sproporzionate a rifiuti o critiche, reali o percepite.
Cos’è la Rejection Sensitive Dysphoria?
La RSD non è una diagnosi né, ad ora, un criterio diagnostico associato ad altri disturbi. Si tratta però di una condizione comune nella popolazione ADHD ma anche in altri soggetti con problematiche differenti, quale il Disturbo Borderline di Personalità o altri Disturbi del Neurosviluppo. La RSD è definita come un’intensa sofferenza emotiva scatenata da un’esperienza di rifiuto, fallimento o critica, esasperata al punto che il dolore risulta spesso insopportabile e paralizzante. Questa intolleranza non permette quindi alla persona di gestire adeguatamente le situazioni di rifiuto e giudizio, creando così disagi in vari ambiti di vita, da quello lavorativo a quello sentimentale.
I meccanismi neurobiologici della Rejection Sensitive Dysphoria
Gli studi di neuroimaging effettuati sui soggetti che riportano questa sofferenza, mostrano che chi manifesta alta sensibilità al rifiuto presenta un’incrementata attivazione dello striato ventrale(VS) e della corteccia prefrontale dorsomediale (dmPFC) durante l’anticipazione di feedback sociali. Queste regioni sono coinvolte rispettivamente nel sistema di ricompensa e nella mentalizzazione, suggerendo che la RSD derivi da una difficoltà nel regolare le emozioni connesse al valore sociale degli stimoli.
Manifestazioni cliniche e impatto sulla vita
I sintomi principali della Rejection Sensitive Dysphoria includono:
- Reazioni emotive intense e di breve durata in risposta a rifiuti o critiche, anche lievi.
- Paura paralizzante di deludere gli altri e evitamento sociale per timore di ricevere giudizi o essere esclusi.
- Bassa autostima, auto-critica eccessiva e possibili esplosioni emotive o comportamenti impulsivi a seguito di un feedback percepito come negativo.
Queste dinamiche possono compromettere profondamente le relazioni interpersonali che presentano in questa persona una qualità più bassa unita alla difficoltà a mantenere rapporti stabili.
Valutazione e diagnosi della Rejection Sensitive Dysphoria
Non trattandosi di un disturbo conclamato, non esiste uno strumento diagnostico univoco per la RSD, ma sono presenti dei questionari come l’RSD symptom test sviluppato da William Dodson che permettono un’autovalutazione preliminare. Inoltre nella valutazione in ambito clinico, è utile integrare:
- Scale su ADHD che includono item che indagano di disregolazione emotiva
- Valutazioni multidimensionali tramite questionari compilati anche da partner o familiari
- Colloquio clinico approfondito per escludere altre cause mediche o psicologiche
- Osservazione degli episodi in cui la RSD si è manifestata per valutarne le caratteristiche e l’impatto
Diagnosi differenziale
Al fine di escludere l’influenza sul comportamento e sulla reattività emotiva dovute ad altri disturbi è necessario effettuare una diagnosi differenziale per poter distingue la RSD da:
- Disturbi dell’umore: le reazioni emotive della RSD sono legate a eventi specifici e sono transitorie, mentre nel disturbo depressivo sono persistenti e pervasive
- Disturbo Borderline di Personalità (BPD): sebbene entrambi presentino paura dell’abbandono, nella RSD l’intensità emotiva scaturisce da percezioni di rifiuto non necessariamente inerenti alla relazione affettiva primaria
- Ansia sociale o disturbi d’ansia generalizzati, in cui la preoccupazione è più diffusa e meno legata a feedback specifici
Strategie di gestione e trattamento della Rejection Sensitive Dysphoria
Sul trattamento della RSD non esistono ancora protocolli validati universalmente e non esistono neanche farmaci specifici approvati. Per questo motivo è consigliato un approccio multidisciplinare volto alla riduzione del suo impatto sulla qualità di vita. In questo approccio possono essere inclusi a seconda del soggetto specifico:
- Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): aiuta a ristrutturare i pensieri automatici di rifiuto e a sviluppare tecniche di coping;
- Mindfulness e MBCT: insegnano a osservare le emozioni senza giudizio e a ridurre la reattività emotiva;
- Dialectical Behavior Therapy (DBT): utile per migliorare la regolazione emotiva, la tolleranza allo stress e le abilità relazionali;
- Psicoeducazione e coaching ADHD: forniscono strategie pratiche per la gestione quotidiana delle emozioni;
- Farmaci: in casi selezionati, IMAO o altri stabilizzatori dell’umore possono essere considerati ma solo sotto stretto controllo medico.
Aiuto le persone a far pace con le emozioni.
Credo nel potere delle parole
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