Ti è mai capitato di parlare delle tue emozioni con estrema lucidità, ma senza sentirle davvero? Di raccontare un evento doloroso come se fosse successo a qualcun altro? Se sì, potresti aver sperimentato la differenza tra sentire un’emozione e intellettualizzarla. Questa distinzione è fondamentale nel percorso psicoterapeutico, nella comprensione di sé e nell’elaborazione di eventi dolorosi e traumatici.
Sentire le emozioni: un’esperienza corporea e autentica
Sentire un’emozione significa viverla pienamente, dentro il corpo e nella mente. È un’esperienza viscerale, autentica, che coinvolge sensazioni fisiche e stati mentali. Secondo A.Damasio, neuroscienziato e autore de L’errore di Cartesio, le emozioni sono infatti risposte fisiologiche a stimoli interni o esterni, sottolineando l’importanza del corpo nell’elaborazione delle emozioni, ed evidenziando come mente e corpo siano indissolubilmente legati. Quindi non si tratta solo sapere cosa provi, ma permetterti di provarlo e quindi di sentire davvero. Questo sentire può manifestarsi tramite:
- Sensazioni fisiche: la tristezza può farti percepire un nodo alla gola, un peso al petto o lacrime che premono. L’ansia si manifesta spesso come un battito accelerato, respiro corto o tensione alle spalle. La gioia può tradursi in leggerezza al petto e un sorriso che nasce spontaneo.
- Tono emotivo: ogni emozione ha un “colore” interno che spazia dal grigio ovattato della malinconia al rosso intenso della rabbia.
- Vissuto mentale: immagini che scorrono, ricordi che tornano, pensieri che si affollano intorno alla sensazione.
Questa unione di corpo e mente crea un’esperienza autentica: l’emozione ti attraversa, ti parla, ti insegna qualcosa di te. Quando la ascolti, non la reprimi né la giudichi: la accogli come parte della tua umanità.
Intellettualizzare le emozioni: una difesa dalla vulnerabilità
A differenza del sentire, intellettualizzare un’emozione significa analizzarla e spiegarla senza viverla pienamente. È un meccanismo di difesa che ci permette di mantenere il controllo e di evitare il dolore associato all’emozione stessa. Ad esempio, potremmo spiegare razionalmente perché ci sentiamo ansiosi, senza però entrare in contatto con l’ansia stessa e le sue manifestazioni viscerali.
Questo processo può essere sicuramente utile in alcune situazioni, in quanto rappresenta un meccanismo di difesa che ci permette di rimanere lucidi e non essere travolti dall’emotività ma i motivi per cui lo facciamo sono molteplici:
- Protezione: per non essere travolti dal peso di un’emozione troppo intensa.
- Abitudine: se sei abituatə a “sistemare tutto con la testa”, finisci per usare la mente come parafulmine.
- Cultura: in molti contesti la lucidità e il controllo sono considerati virtù, mentre l’emotività diventa un “difetto”.
Quando però l’intellettualizzazione diventa l’unico modo di affrontare le emozioni, rischia di impedire una reale elaborazione emotiva:
- Le emozioni rimangono sospese: non si elaborano e continuano a bussare, spesso sotto forma di tensioni muscolari, mal di testa o attacchi di panico.
- All’improvviso esplodono: dopo settimane di “catalogazione”, un giorno la rabbia o la tristezza ti sommerge in un pianto incontrollato o in un’irritazione ingiustificata.
- Ti senti distaccatə: vedi la tua vita come un film in cui non sei protagonista, ma spettatore.
Il ruolo del corpo nella consapevolezza emotiva
Come abbiamo visto quindi le emozioni non sono solo esperienze mentali, ma coinvolgono anche il corpo tramite:
- Neurobiologia: i “marcatori somatici”, teorizzati da Damasio, sono reazioni fisiologiche che guidano le decisioni e la consapevolezza di sé, dal nodo allo stomaco che ti avverte di un pericolo, alla sensazione di calore che accompagna l’affetto. Diversi studi neuroscientifici hanno inoltre dimostrato che le emozioni attivano specifiche aree del cervello e si manifestano attraverso sensazioni corporee.
- Interocezione: cioè la capacità che ci permette di percepire le sensazioni interne (battito, respiro, tensioni) al pari di come percepiamo i segnali sensoriali che ci arrivano dal mondo esterno.
- Mappe somatiche: studi scientifici hanno dimostrato che rabbia, tristezza, paura e gioia attivano zone diverse della nostra corteccia somatosensoriale, per cui ogni emozione è dotata di caratteristiche fisiche differenti
Queste scoperte supportano l’idea che per poter elaborare pienamente un’emozione sia necessario sentirla nel corpo, non solo comprenderla a livello cognitivo.
Come tornare a sentire le emozioni?
Integrare il sentire fisico all’intellettualizzazione non significa forzarsi di piangere o di “provare qualcosa”. Arrivare a sentire un’emozione pienamente rappresenta spesso un processo complesso e per alcune persone anche molto lungo, talvolta possibile solo all’interno di uno spazio psicoterapeutico. Per lavorare su questa capacità e affrontare questo percorso può essere utile:
La relazione terapeutica
- In terapia, la tua emozione ha un luogo sicuro dove esprimersi: un incontro con uno sguardo empatico può sciogliere anni di distacco.
- Sentirsi visti e accolti rende più facile scendere dalla testa al corpo: ogni seduta può diventare un “allenamento” alla presenza emotiva.
Il lavoro corporeo
- Body scan: chiudi gli occhi e porta l’attenzione gradualmente a ogni parte del corpo, notando tensioni o sensazioni.
- Movimento consapevole: yoga, stretching lento o camminata meditativa aiutano a sciogliere nodi emotivi immagazzinati nei muscoli.
- Respirazione guidata: inspira contando fino a 4, trattieni per 2, espira in 6; concentrati sul flusso dell’aria che entra e esce.
Il grounding
- Semplice esercizio dei 5 sensi: nomina 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti, 2 che annusi, 1 che assaggi.
- Ti riporta al presente, interrompendo il dialogo mentale e facendo “atterrare” l’emozione nel corpo.
Il contenimento
1- Immagina un contenitore dentro cui accogli la tua emozione.
2- Osservala fluire dentro lo spazio che hai creato, sapendo che puoi aprirlo e chiuderlo a tuo piacimento.
Questa pratica aiuta a reggere emozioni scomode senza esserne sommersi.
Aiuto le persone a far pace con le emozioni.
Credo nel potere delle parole
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